Si è spento il sole è uno dei brani registrati prima della scadenza del contratto di Adriano Celentano, con la vecchia casa discografica " Jolly Records". Questa pubblicò il brano, approfittando dell'enorme successo della nuova produzione dell'artista con l'etichetta "il Clan Celentano". Il brano è un tango arrangiato da Giulio Libano sottolineandone la drammaticità con gli archi, utilizzati fin dalle prime battute dell'introduzione.. Il testo è composto da Luciano Beretta e Miki Del Prete, mentre la musica è di Ezio Leoni e di Alessandro Celentano, fratello del cantante, che si firma con lo pseudonimo Adricel.
Estate è un brano musicale composto dal cantante e pianista italiano Bruno Martino con testo di Bruno Brighetti, pubblicato nel 1960. Il brano nasce originalmente con il titolo Odio l'estate. Dopo l'interpretazione ironica e dissacrante di un altro grande jazzista italiano, Lelio Luttazzi, che lo trasforma durante un programma televisivo in Odio le statue. Nelle successive riedizioni viene semplicemente intitolato Estate. Con il tempo diventa anche un famoso standard del jazz internazionale, entrando a far parte del repertorio di numerosi interpreti.
I Camaleonti - DISCOGRAFIA SUCCESSI Si sono formati come gruppo a Milano nel 1963 con i componenti originali (Gerry, Livio, Tonino, Paolo e Riky) e nei primi tempi hanno suonato solo come cover band, nel 1965 vengono notati da Miki Del Prete, noto collaboratore di Adriano Celentano, che propone loro un contratto con la casa discografica Kansas, fondata dallo stesso Del Prete e da Domenico Serengay e collegata al Clan Celentano. Il primo disco Sha la la la la è dello stesso anno ed è già in stile beat, raccoglie un discreto successo tra il ’65 e il ’66 con 40.000 copie vendute. .Dopo la uscita dal gruppo a fine ’66 del cantante e front-man Riki Maiocchi (anche indicato a volte come Ricki, o Ricky), lanciato in una breve carriera vagamente arrabbiata, come esponente di punta della Linea verde (C’e’ chi spera, Uno in più), hanno operato una svolta verso il pop melodico all’italiana, sotto la guida del nuovo front-man Tonino Cripezzi e del nuovo acquisto Mario Lavezzi, già con Cripezzi in un precedente complesso (i Trappers). Complice la fortunata versione del successo annunciato Homburg (L’ora dell’amore) dei Procol Harum (il singolo che seguiva il successo planetario di Whiter Shade Of Pale), e la immagine di Tonino, ebbero un nuovo momento d’oro, e iniziarono a recuperare addirittura successi degli anni ’30 (“Portami tante rose”, secondo una effimera moda dell’epoca) per poi puntare nei primi anni ’70, con buon riscontro di vendite e pubblico, a brani melodici come Eternità o Applausi o Io per lei. Dik Dik - DISCOGRAFIA SUCCESSI Assieme a Camaleonti, Equipe 84 e Corvi, sono stati nel gruppo di testa per vendite e successo di pubblico tra i complessi italiani per tutti gli anni ’60. Immagine assolutamente plain, ma il grande intuito nell’intercettare e tradurre i successi esteri del momento, sicuramente supportato dalla casa discografica Ricordi, allora la principale in Italia, con la quale partirono da subito, assieme ad una professionalità superiore alla media, furono la ricetta vincente. Loro le versioni vincenti di Sognando la California, Se io fossi un falegname, Senza luce, L’esquimese, L’isola di Wight. Pronta anche, dal 1968 in poi, la riconversione verso gli originali con lo specifico contributo di Mogol e Battisti (erano tutti della casa discografica Ricordi, come anche l’Equipe 84), dei quali proposero con ottimo successo Il vento, e poi più avanti Vendo casa. Anche loro con gli anni ’70, dopo alcuni ultimi successi (Viaggio di un poeta, Help Me) e un tentativo di incursione nel genere progressive (“Suite per una donna assolutamente relativa”) sono entrati in stand-by, per riemergere poi negli anni ’80 con le varie operazioni nostalgia ruotanti intorno alle trasmissioni televisive di Red Ronnie (Roxy Bar, Una rotonda sul mare). Per la cronaca Dik Dik è il nome di una razza di gazzella africana. Pietro Montalbetti “Pietruccio” (voce e chitarra), Giancarlo Sbriziolo “Lallo” (chitarra e voce), Mario Totaro (tastiere), Sergio Panno (batteria), Erminio Salvadori “Pepe” (basso), Roberto Carlotto “Hunka Munka” subentrerà alle tastiere a fine anni ’60. Equipe 84 - DISCOGRAFIA SUCCESSI Sono stati sicuramente il complesso italiano più noto e di maggiore successo dell’era beat e immediatamente successiva. Formatisi a Modena, sotto contratto sin dal 1966 con la Ricordi (dopo i primi passi con la Vedette) iniziarono come gli altri a proporre cover tradotte (dei Beach Boys, Papà e mammà, dei Rolling Stones, Quel che ti ho dato). Il nome ben scelto assieme alla immagine stravagante del gruppo (uno riccio, Vandelli, uno altissimo, lo scomparso bassista Victor Sogliani, uno basso, il batterista Alfio Cantarella, uno bello, il secondo chitarrista Franco Ceccarelli) consentirono al gruppo di farsi riconoscere subito. Alcune traduzioni azzeccate e tempestive arrivate con il periodo Ricordi (Bang Bang di Cher, You Were In My Mind, Io ho in mente te, il successo internazionale di Barry McGuire e dei We Five), la vittoria al Cantagiro del 1966, tribuna di lancio TV per il nascente fenomeno dei complessi, fecero dei quattro il complesso italiano più popolare e più ricordato, nonché quello con i risultati migliori e più costanti in termini di vendite. Dopo la fase delle cover Vandelli, con ottimo fiuto musicale, legò le sorti del gruppo ai nascenti autori della musica italiana, in particolare Mogol e Battisti, ma anche Guccini e Paolo Conte. Da notare e apprezzare la scelta coraggiosa di inserire sul lato B del loro smash-hit del 1966 Bang Bang un brano ostico, ma che si sarebbe rivelato anticipatore, come Auschwitz di Francesco Guccini, peraltro ottimamente interpretato. Con Mogol e Battisti otterranno i loro massimi successi di fine anni ’60, ad era beat ormai archiviata. Parliamo quindi di 29 settembre e Nel cuore, nell’anima; poi altre cover tradotte/reinventate, ma non più di genere beat: Tutta mia la città, Un angelo blu, Pomeriggio ore 6, fino a Una giornata al mare di Paolo Conte. Con la partecipazione, peraltro fortunata (3° posto) al Festival di Sanremo del 1971, in coppia con Lucio Dalla, con il noto e bellissimo brano 4 marzo 1943, si chiuse sostanzialmente la carriera del gruppo, superato dalla nuova invasione rock e progressive, sul versante della musica influenzata dagli esempi stranieri e, sul fronte interno, dai cantautori, rimanendo attivo sino ad oggi il solo Vandelli. Maurizio Vandelli (chitarra e voce), Franco Ceccarelli (chitarra), Victor Sogliani (basso) [per un periodo sostituito da Romano Morandi], Alfio Cantarella (batteria) Giganti - DISCOGRAFIA SUCCESSI Un complesso particolare, forse più vicino al cabaret dei Gufi che al beat, anche se non sono mancate all’inizio le solite cover scelte nella hit-parade britannica. Anche il look era più da studenti o intellettuali con la barba, che da classici capelloni. Il loro smash hit è stato infatti Tema, che di beat aveva ben poco, solo il fatto di essere leggermente ritmata. Tutta l’originalità del brano era nel testo, che ricordava e citava i temi di italiano a scuola, argomento, ovviamente, l’amore. Il personaggio che veniva fuori era poi il batterista del gruppo, Enrico Maria Papes, dalla voce baritonale oltre che dal nome altisonante e annunciato, a lui la conclusione del tema e il ruolo maggiormente caratterizzante, anche se non era il cantante. Al Festival di San Remo del 1966 portarono un pezzo vagamente di protesta, Proposta (“Mettete dei fiori nei vostri cannoni”), e in altri brani si caratterizzarono come gruppo che diceva la sua sui fatti del mondo.Dopo lo scioglimento alla fine degli anni ’60 i due fratelli Giacomo “Mino” De Martino e Sergio De Martino iniziarono una breve carriera in duo, come “Mino & Sergio”. Enrico Maria Papes (batteria e voce), Sergio De Martino (basso e voce), Francesco Marsella “Checco” (tastiere e voce), Giacomo De Martino (chitarra e voce) (da destra a sinistra nella copertina di “Tema”). Marsella era subentrato a Paolo Vallone prima del periodo di maggiore successo del gruppo. New Trolls - DISCOGRAFIA SUCCESSI Nati come Trolls a Genova nel 1966 per iniziativa di Pino Scarpettini e Vittorio De Scalzi, agli inizi proponevano un beat melodico molto semplice, e già nel 1966 pubblicano con una major (La voce del Padrone) i primi due singoli (Dietro la nebbia / Questa sera, e il successivo Cherish / Il mondo che vuoi). Già nell’anno successivo il cambio di nome ora e definitivamente New Trolls di stile e di formazione, con l’entrata di Nico Di Palo e l’abbandono da parte di Scarpettini. Due singoli nel 1967 (Sensazioni / Prima c’era luce) e nel 1968 (Visioni / Io ti fermerò) dal buon riscontro, in particolare il secondo, presentato al Disco per l’estate del 1968, e poi lo storico album Senza orario senza bandiera (1968), considerato il primo concept album italiano, e l’apripista per il genere rock progressive nel nostro paese. Il disco era sviluppato sui testi del poeta Claudio Mannerini, adattati nella metrica da Fabrizio De Andrè, e conteneva la celebre canzone Signore, io sono Irish. All’affermazione in Italia del progressive (particolarmente amato da noi) i New Trolls daranno poi un contributo decisivo, tre anni dopo, con il celebre album Concerto grosso per i New Trolls, su composizioni in stile settecentesco del maestro Luis Bacalov, nel quale il gruppo rock con strumenti elettrici prendeva il ruolo del gruppo di solisti contrapposto alla orchestra, la formazione, appunto, del “concerto grosso”. La carriera del gruppo è continuata negli anni a venire con un progressivo spostamento nel genere pop e numerose collaborazioni, ma tra le canzoni del gruppo genovese non si può non ricordare la mitica Una miniera del 1969 (ispirata probabilmente a “La cittadella” di Cronin e a varie tragedie minerarie), apoteosi del genere epico e sentimental-scongiuratorio, diventata un classico intramontabile anche per la notevole performance vocale, in chiave altissima, di Nico Di Palo. Il nome: i trolls sono personaggi della mitologia nordica, diventati poi un termine comune nell’universo Internet per indicare i disturbatori intenzionali di forum e newsgroup.La prima formazione come Trolls vedeva Pino Scarpettini (tastiere), Vittorio De Scalzi (chitarra e voce), Ugo Guidi (basso), Giulio Menin (batteria) e Piero Darini (chitarra e voce) e in seguito Ricky Tamarca. Nella successiva, come New Trolls, rimaneva il solo De Scalzi, con Nico Di Palo (chitarra e voce), Giorgio D’Adamo (basso), Mauro Chiarugi (tastiere) e Gianni Belleno (batteria). Negli anni successivi il gruppo ha subito altri cambi di formazione attorno al nucleo rappresentato da De Scalzi e Di Palo. N omadi - DISCOGRAFIA SUCCESSI La voce particolare di Augusto Daolio e la sincerità di fondo del gruppo ha accompagnato tre periodi. Gli esordi risalgono al 1963, il primo disco al 1965, l’affermazione come complesso beat, più protestatario e diretto degli altri, al 1966.I Nomadi hanno avuto un costante seguito da parte loro fan, ovviamente, con periodi di successo e altri meno, ma sono stati sempre in grado di riempire con “il popolo dei Nomadi” i loro concerti, sin dalla fine degli anni ’70. Il primo disco era “Donna la prima donna” (una cover da “Donna The Prima Donna” di Dion Di Mucci & The Belmonts, 1965, un gruppo e un brano tipicamente doo-wop), ma già il loro secondo singolo, e primo successo, “Come potete giudicar” (1966) cover piuttosto libera di The Revolution Kind di Sonny Bono, era un incisivo brano di protesta, accolto bene al Cantagiro di quell’anno. Subito dopo è iniziata la proficua collaborazione con Francesco Guccini, come noto emiliano (di Modena) come alcuni dei Nomadi. In particolare, ha scritto per loro “Noi non ci saremo”, un brano sulla guerra nucleare, “Un figlio dei fiori non pensa al domani”, una cover con parole diverse da “Death Of A Clown” dei Kinks, e soprattutto il grande hit del loro primo periodo, una canzone di protesta originale, persino vietata dalla RAI, parliamo ovviamente di Dio è morto (1967) sulle contraddizioni della società negli anni ’60 forse anche di oggi) che è diventata un classico senza tempo.Dopo questo periodo,I Nomadi hanno virato la loro produzione verso canzoni più immediate, la controversa Ho difeso il mio amore (1968) e, nel decennio successivo, proseguendo con il loro più grande successo “Io vagabondo” (1971), una delle poche canzoni che più o meno tutti gli italiani cantano quando vogliono cantare insieme. Nel corso di questi quaranta (e più) anni, alcuni dei componenti originali hanno lasciato il gruppo, e purtroppo anche Augusto Daolio è scomparso nel 1992 a causa di una malattia incurabile, ma il tastierista originale, Beppe Carletti, è rimasto come il punto focale dei “nomadi” fino ad oggi. Pooh - DISCOGRAFIA SUCCESSI Il nome, secondo quanto raccontavano loro (in una intervista ad una rivista giovanile del periodo), era nato per caso, i quattro ragazzi attorno a un tavolo e uno che fa la canonica domanda, “Allora, che nome ci mettiamo?”, e la risposta, in coro, fu “pooh?”. Il loro primo 45 giri fu una cover della celebre “Keep On Running”, dal titolo “Vieni fuori”. Il brano che soprattutto si ricorda di quel periodo e’ Brennero ’66, una canzone non d’amore ma di protesta, e su un tema certo inusuale, gli attentati terroristici perpetrati in quegli anni ai danni di militari italiani dai nazionalisti altoatesini. Il secondo grande successo che si ricorda dei Pooh e’ però già fuori dal beat, sia musicalmente che come ispirazione. Si tratta ovviamente di Piccola Katy, in classifica nel 1968, “la canzone” di molti adolescenti dell’epoca.Poi un periodo di semi oblio, come avvenne per molti gruppi e cantanti anni ’60 all’inizio del decennio successivo, un decennio in cui tutto, nella moda, nella musica e nel costume, doveva essere nuovo e non visto prima. In quel periodo si verifica anche l’uscita del cantante storico del gruppo, Riccardo Fogli, con motivazioni sia artistiche sia personali. Fogli infatti lascia la moglie Viola Valentino per una nuova relazione con Patty Pravo, uscita bene dagli anni ’60 ed entrata trionfalmente negli anni ’70 come simbolo di una (moderata) trasgressione e libertà dei costumi. Roby Facchinetti e gli altri però non mollano, il cantante Red Canzian prende il posto di Fogli e i Pooh consolidano il loro successo sulla scia del brano melodico, celeberrimo, Tanta voglia di lei (ancora nell’era Fogli, del 1971), che era stato lanciato da Arbore e Boncompagni nella trasmissione Alto Gradimento riportando l’attenzione su di loro. I quattro Pooh non abbandoneranno più questo nuovo filone pop, melodico ma aperto alle novità tecnologiche e alle mode musicali, inanellando per tutti gli anni ’70 altri grandi successi come Io e te per altri giorni o Dammi solo un minuto, raccogliendo trionfi da stadio negli anni ’80 e il successo a San Remo negli anni ’90, in coppia con la grande cantante jazz Dee Dee Bridgewater (Uomini soli). Le Orme - DISCOGRAFIA SUCCESSI Assieme ai New Trolls sono stati gli apripista per il genere rock progressive in Italia, nel quale hanno colto negli anni ’70 grandi successi con gli album Collage (1971), L’uomo di pezza (1972), Felona e Sorona (1973), vere e proprie antologie di questo genere, tanto amato nel nostro paese. La storia del gruppo inizia però negli anni ’70 come complesso beat di tendenza melodica e commerciale. La formazione del gruppo risale al 1966 a Marghera (Venezia) attorno al chitarrista Aldo Tagliapietra, in una classica formazione a quattro, con la incisione del primo singolo Fiori e colori (1967), proposto in seguito anche in inglese (Flowers And Colours). Nell’anno successivo, con una line-up in parte cambiata, dopo un successivo 45 giri (“Milano 1968”, sul retro “Mita Mita” dedicato all’allora reginetta del Piper Club Mita Medici), il loro primo singolo di grande successo, Senti l’estate che torna, presentato alla manifestazione canora “Un disco per l’estate”, che già individua uno stile personale e riconoscibile del gruppo, poi confermato dal successivo Irene (1968), proposto anch’esso in lingua per il mercato inglese. Già dal 1968 il gruppo, ormai stabilmente nella struttura del trio, si avvia sulla strada degli album concept con il primo LP Ad Gloriam, che già introduce in parte una struttura unitaria per legare le canzoni. Le Orme sono arrivate alla formazione definitiva in trio, composta da Aldo Tagliapietra (basso e voce), Tony Pagliuca (tastiere) e Michi Dei Rossi (batteria) attraverso una serie di cambi di formazione tra il 1966 e il 1969. Nel 1966 i componenti del gruppo erano, oltre a Tagliapietra, Nino Smeraldi (chitarra), Claudio Galietti (chitarra e basso) e Marino Rebeschini (batteria). Già nel 1966 Rebeschini era stato sostituito da Dei Rossi. Nel 1968 si aggiunse alla formazione, ora a 5 (vedi la copertina del singolo “Milano 68” riportata sopra), Tony Pagliuca proveniente dallo stesso gruppo di Dei Rossi, gli Hopopi. Nel corso del 1969 l’abbandono in fasi successive degli altri due e la formazione definitiva, con Tagliapietra passato al basso e quindi un sound più orientato alle tastiere.
1961
1962
1963
Il cielo in una stanza è un brano musicale composto dal cantautore Gino Paoli, pubblicato la prima volta nel 1960 per l'interpretazione di Mina nel 45 giri Il cielo in una stanza/La notte e nell'omonimo album. Nello stesso anno, ma successivamente, fu pubblicato anche dal suo autore sul singolo Il cielo in una stanza/Però ti voglio bene.
Legata a un granello di sabbia è un brano scritto da Nico Fidenco e Gianni Marchetti. Il brano è stato incluso nell'album di debutto eponimo di Nico Fidenco. Del brano è stata fatta anche una versione in inglese intitolata A Little Grain of Sand ed incisa su 45 giri dallo stesso Nico Fidenco. Sempre nel 1961, il brano è stato inciso anche da John Foster, in un singolo che conteneva nel lato A Nell'ombra. Vari artisti hanno successivamente inciso una cover del brano. Il brano era stato proposto alla commissione esaminatrice del Festival di Sanremo 1961, che ha scelto di non ammetterlo alla gara, in quanto ha ritenuto che le caratteristiche del brano non collimavano con quelle che avevano reso popolare la manifestazione canora.In seguito Fidenco era tornato nello studio di registrazione e, sotto la guida di Vincenzo Micocci, aveva inciso tre versioni, fra le quali è stata scelta per il disco quella registrata per prima.Il brano è stato quindi messo in commercio in vista della stagione estiva, inaugurando cos il cosiddetto "filone estivo" italiano.Nel 1968, Nico Fidenco ripresentò il brano nell'edizione di quell'anno di Canzonissima.
Cuando calienta el sol è una canzone la cui composizione è accreditata al nicaraguense Rafael Gaston Perez, al cubano Mario Rigual e all'argentino Carlos Albert Martinoli, fu pubblicata nel 1961, dal gruppo cubano Los Hermanos Rigual ed è il loro cavallo di battaglia. Il brano riscosse un enorme successo a livello internazionale e, negli anni seguenti, furono realizzate numerose versioni da diversi artisti. Fra questi Javier Sols, Vikki Carr, Steve Allen, Anacani, Luis Miguel ed il cantante belga Helmut Lotti e Trini Lopez, che aveva favorito al trio l'ingresso nel mercato discografico europeo, in particolare in Portogallo, Spagna e Italia. Un contributo determinante del successo europeo era stato quello della versione originale in spagnolo del gruppo italiano Los Marcellos Ferial.
Senza fine è un brano musicale scritto da Gino Paoli, che era rimasto colpito dalle grandi mani della cantante Ornella Vanoni e che, poco tempo dopo, incise una sua versione della canzone nel 45 giri Gli innamorati sono sempre soli/Senza fine. La Ricordi aveva intenzione di cambiare l'immagine della Vanoni da "cantante della mala" a "cantante sexy" e Senza fine fu il primo brano di questo nuovo corso. Due mesi dopo la canzone venne inserita nell'album Ornella Vanoni. Senza fine venne inserita nella colonna sonora del film Il volo della fenice di Robert Aldrich, solo per l'Italia nella versione della Vanoni (al verso fu pubblicata quella cantata da Connie Francis, e per l'occasione questo disco fu pubblicato con una nuova copertina.
Io che amo solo te in un'epoca in cui il grosso delle vendite veniva da 45 giri dal ritmo brillante e dalla melodia orecchiabile, il giovane cantautore Sergio Endrigo ebbe il coraggio di proporre alla sua casa discografica un brano malinconico ed elegante, che contro ogni previsione esordì in classifica.
Fatti mandare dalla mamma brano cantato da Gianni Morandi e composto per la parte musicale da Luis Enriquez, e testo da Franco Migliacci ed editi dalle edizioni musicali RCA. È stato il 46° singolo più venduto del 1963, raggiungendo il terzo posto come posizione massima settimanale.Nel 1964 Morandi cantò la versione in castigliano intitolata Busca una excusa per il mercato spagnolo, testo di Martinez, (RCA Victor, 3-20857), inserita nella compilation Italia canta en español (RCA Victor, lpc-52-979), pubblicata in Colombia. Una versione in dialetto bolognese intitolata Fat mandèr da to mama a tor dal lat venne incisa da Andrea Mingardi, con la partecipazione dello stesso Morandi. Il brano, riarrangiato in stile reggae, è stato incluso nell'album Ciao Ràgaz. Nel 2023 per i 60 anni del brano è stata pubblicata in una nuova versione dallo stesso Gianni Morandi in duetto con Sangiovanni con il titolo Fatti rimandare dalla mamma a prendere il latte.
Città vuota È la versione italiana di It's a Lonely Town, successo internazionale di Gene McDaniels. Segna il ritorno di Mina in televisione, dopo un anno di ostracismo da parte della RAI per le note vicende familiari. E' diventata una delle canzoni-simbolo dell'Italia anni sessanta, nonché un classico del repertorio dell'artista. La cover sembra studiata per esaltare le caratteristiche peculiari della voce di Mina, la melodia si alza progressivamente verso toni sempre più acuti raggiungendo il culmine nell'inciso, con un arrangiamento semplice che segue un percorso armonico standard altrimenti fin troppo lineare.
Sapore di sale rappresenta non solo il maggiore successo di Gino Paoli, ma anche uno degli evergreen della musica italiana. Il brano partecipò anche al Cantagiro 1963. Nella registrazione del disco l'orchestra era diretta da Ennio Morricone che ne ha curato l'arrangiamento. Come raccontato dallo stesso Paoli, Sapore di sale era nata a Capo d'Orlando, dove l'autore si trovava per tenere dei concerti in un locale con il suo gruppo. Il testo descrive una tipica giornata di vacanza al mare, in cui l'uomo se ne sta a prendere il sole in spiaggia, mentre la sua compagna si tuffa in acqua per poi uscire e sdraiarsi vicino a lui, e dove i giorni trascorrono pigramente, differenziandosi totalmente dal "mondo reale", fino a quando non arriverà la fine della vacanza.
Come te non c’è nessuno. Nota come la Zanzara di Torino, Rita Pavone fu soprannominata anche Pel di carota per via del colore rosso della sua capigliatura. Il brano è il suo secondo disco di successo che le consentì il primo posto nella classifica delle vendite per tanto tempo, tanto da farne il 45 giri più venduto del 1963.
Abbronzatissima scritta da Edoardo Vianello per la musica e da Carlo Rossi per il testo, sono contenute nell'album Io sono Edoardo Vianello, che l'RCA Italiana pubblica nello stesso periodo.Il disco raggiunge il primo posto della classifica e risulta il 27° disco più venduto nell'anno. Abbronzatissima è la canzone italiana rimasta tra le più note degli anni sessanta ed è considerata uno dei primi tormentoni estivi della storia, rappresentando ancora oggi un simbolo della stagione estiva.  Gli arrangiamenti furono curati  da Ennio Morricone.
Roberta è uno dei brani più famosi in assoluto del cantante caprese, dedicato alla sua prima moglie, la modella Roberta Stoppa. Inizialmente intitolata Lo sai, la canzone prende il titolo successivo da un'idea dello stesso cantante, che decide di dedicarla alla consorte, inserendo il suo nome all'interno dei versi. Il brano viene eseguito ancora oggi da Di Capri, e negli anni a venire è stato più volte re-inciso.
Ascolta il brano originale
1960
Gino Paoli
Ascolta la base musicale
Quando si parla dei “favolosi anni ‘60”, per la gran parte delle volte ci si sofferma sui grandi sconvolgimenti sociali che ebbero luogo negli Stati Uniti e sulle rivoluzioni in campo culturale che stavano avvenendo nella Swinging London. Molto di rado, però, i testi di storia si soffermano sul periodo d’oro che visse il Belpaese nel corso di quel decennio: sì, ci riferiamo all’Italia del cosiddetto “boom economico”. Nel giro di pochi anni, infatti, anche il nostro amato Stivale proprio come in America e in Gran Bretagna visse un periodo di profondi cambiamenti sotto ogni aspetto della vita quotidiana: grazie al florido momento dell’economia, anche l’arte, la musica e la cultura in senso generale ne giovarono La novità che caratterizzò gli anni 60 e 70 furono le band che in questi anni venivano chiamati «complessi» e che hanno fatto la storia della musica italiana soprattutto per il loro abbigliamento, i capelli lunghi e le moto di grossa cilindrata. Di seguito potrai attingere qualche informazione sui gruppi musicali alias complessi più in voga in quegli anni:
Gli anni 60 - 69