Si
è
spento
il
sole
è
uno
dei
brani
registrati
prima
della
scadenza
del
contratto
di
Adriano
Celentano,
con
la
vecchia
casa
discografica
"
Jolly
Records".
Questa
pubblicò
il
brano,
approfittando
dell'enorme
successo
della
nuova
produzione
dell'artista
con
l'etichetta
"il
Clan
Celentano".
Il
brano
è
un
tango
arrangiato
da
Giulio
Libano
sottolineandone
la
drammaticità
con
gli
archi,
utilizzati
fin
dalle
prime
battute
dell'introduzione..
Il
testo
è
composto
da
Luciano
Beretta
e
Miki
Del
Prete,
mentre
la
musica
è
di
Ezio
Leoni
e
di
Alessandro
Celentano,
fratello del cantante, che si firma con lo pseudonimo Adricel.
Estate
è
un
brano
musicale
composto
dal
cantante
e
pianista
italiano
Bruno
Martino
con
testo
di
Bruno
Brighetti,
pubblicato
nel
1960.
Il
brano
nasce
originalmente
con
il
titolo
Odio
l'estate.
Dopo
l'interpretazione
ironica
e
dissacrante
di
un
altro
grande
jazzista
italiano,
Lelio
Luttazzi,
che
lo
trasforma
durante
un
programma
televisivo
in
Odio
le
statue.
Nelle
successive
riedizioni
viene
semplicemente
intitolato
Estate.
Con
il
tempo
diventa
anche
un
famoso
standard
del
jazz
internazionale,
entrando a far parte del repertorio di numerosi interpreti.
I Camaleonti - DISCOGRAFIA SUCCESSI
Si
sono
formati
come
gruppo
a
Milano
nel
1963
con
i
componenti
originali
(Gerry,
Livio,
Tonino,
Paolo
e
Riky)
e
nei
primi
tempi
hanno
suonato
solo
come
cover
band,
nel
1965
vengono
notati
da
Miki
Del
Prete,
noto
collaboratore
di
Adriano
Celentano,
che
propone
loro
un
contratto
con
la
casa
discografica
Kansas,
fondata
dallo
stesso
Del
Prete
e
da
Domenico
Serengay
e
collegata
al
Clan
Celentano.
Il
primo
disco
Sha
la
la
la
la
è
dello
stesso
anno
ed
è
già
in
stile
beat,
raccoglie
un
discreto
successo
tra
il
’65
e
il
’66
con
40.000
copie
vendute.
.Dopo
la
uscita
dal
gruppo
a
fine
’66
del
cantante
e
front-man
Riki
Maiocchi
(anche
indicato
a
volte
come
Ricki,
o
Ricky),
lanciato
in
una
breve
carriera
vagamente
arrabbiata,
come
esponente
di
punta
della
Linea
verde
(C’e’
chi
spera,
Uno
in
più),
hanno
operato
una
svolta
verso
il
pop
melodico
all’italiana,
sotto
la
guida
del
nuovo
front-man
Tonino
Cripezzi
e
del
nuovo
acquisto
Mario
Lavezzi,
già
con
Cripezzi
in
un
precedente
complesso
(i
Trappers).
Complice
la
fortunata
versione
del
successo
annunciato
Homburg
(L’ora
dell’amore)
dei
Procol
Harum
(il
singolo
che
seguiva
il
successo
planetario
di
Whiter
Shade
Of
Pale),
e
la
immagine
di
Tonino,
ebbero
un
nuovo
momento
d’oro,
e
iniziarono
a
recuperare
addirittura
successi
degli
anni
’30
(“Portami
tante
rose”,
secondo
una
effimera
moda
dell’epoca)
per
poi
puntare
nei
primi
anni
’70,
con
buon
riscontro
di
vendite
e
pubblico,
a
brani
melodici
come
Eternità o Applausi o Io per lei.
Dik Dik - DISCOGRAFIA SUCCESSI
Assieme
a
Camaleonti,
Equipe
84
e
Corvi,
sono
stati
nel
gruppo
di
testa
per
vendite
e
successo
di
pubblico
tra
i
complessi
italiani
per
tutti
gli
anni
’60.
Immagine
assolutamente
plain,
ma
il
grande
intuito
nell’intercettare
e
tradurre
i
successi
esteri
del
momento,
sicuramente
supportato
dalla
casa
discografica
Ricordi,
allora
la
principale
in
Italia,
con
la
quale
partirono
da
subito,
assieme
ad
una
professionalità
superiore
alla
media,
furono
la
ricetta
vincente.
Loro
le
versioni
vincenti
di
Sognando
la
California,
Se
io
fossi
un
falegname,
Senza
luce,
L’esquimese,
L’isola
di
Wight.
Pronta
anche,
dal
1968
in
poi,
la
riconversione
verso
gli
originali
con
lo
specifico
contributo
di
Mogol
e
Battisti
(erano
tutti
della
casa
discografica
Ricordi,
come
anche
l’Equipe
84),
dei
quali
proposero
con
ottimo
successo
Il
vento,
e
poi
più
avanti
Vendo
casa.
Anche
loro
con
gli
anni
’70,
dopo
alcuni
ultimi
successi
(Viaggio
di
un
poeta,
Help
Me)
e
un
tentativo
di
incursione
nel
genere
progressive
(“Suite
per
una
donna
assolutamente
relativa”)
sono
entrati
in
stand-by,
per
riemergere
poi
negli
anni
’80
con
le
varie
operazioni
nostalgia
ruotanti
intorno
alle
trasmissioni
televisive
di
Red
Ronnie
(Roxy
Bar,
Una
rotonda
sul
mare).
Per
la
cronaca
Dik
Dik
è
il
nome
di
una
razza
di
gazzella
africana.
Pietro
Montalbetti
“Pietruccio”
(voce
e
chitarra),
Giancarlo
Sbriziolo
“Lallo”
(chitarra
e
voce),
Mario
Totaro
(tastiere),
Sergio
Panno
(batteria),
Erminio
Salvadori
“Pepe”
(basso),
Roberto
Carlotto “Hunka Munka” subentrerà alle tastiere a fine anni ’60.
Equipe 84 - DISCOGRAFIA SUCCESSI
Sono
stati
sicuramente
il
complesso
italiano
più
noto
e
di
maggiore
successo
dell’era
beat
e
immediatamente
successiva.
Formatisi
a
Modena,
sotto
contratto
sin
dal
1966
con
la
Ricordi
(dopo
i
primi
passi
con
la
Vedette)
iniziarono
come
gli
altri
a
proporre
cover
tradotte
(dei
Beach
Boys,
Papà
e
mammà,
dei
Rolling
Stones,
Quel
che
ti
ho
dato).
Il
nome
ben
scelto
assieme
alla
immagine
stravagante
del
gruppo
(uno
riccio,
Vandelli,
uno
altissimo,
lo
scomparso
bassista
Victor
Sogliani,
uno
basso,
il
batterista
Alfio
Cantarella,
uno
bello,
il
secondo
chitarrista
Franco
Ceccarelli)
consentirono
al
gruppo
di
farsi
riconoscere
subito.
Alcune
traduzioni
azzeccate
e
tempestive
arrivate
con
il
periodo
Ricordi
(Bang
Bang
di
Cher,
You
Were
In
My
Mind,
Io
ho
in
mente
te,
il
successo
internazionale
di
Barry
McGuire
e
dei
We
Five),
la
vittoria
al
Cantagiro
del
1966,
tribuna
di
lancio
TV
per
il
nascente
fenomeno
dei
complessi,
fecero
dei
quattro
il
complesso
italiano
più
popolare
e
più
ricordato,
nonché
quello
con
i
risultati
migliori
e
più
costanti
in
termini
di
vendite.
Dopo
la
fase
delle
cover
Vandelli,
con
ottimo
fiuto
musicale,
legò
le
sorti
del
gruppo
ai
nascenti
autori
della
musica
italiana,
in
particolare
Mogol
e
Battisti,
ma
anche
Guccini
e
Paolo
Conte.
Da
notare
e
apprezzare
la
scelta
coraggiosa
di
inserire
sul
lato
B
del
loro
smash-hit
del
1966
Bang
Bang
un
brano
ostico,
ma
che
si
sarebbe
rivelato
anticipatore,
come
Auschwitz
di
Francesco
Guccini,
peraltro
ottimamente
interpretato.
Con
Mogol
e
Battisti
otterranno
i
loro
massimi
successi
di
fine
anni
’60,
ad
era
beat
ormai
archiviata.
Parliamo
quindi
di
29
settembre
e
Nel
cuore,
nell’anima;
poi
altre
cover
tradotte/reinventate,
ma
non
più
di
genere
beat:
Tutta
mia
la
città,
Un
angelo
blu,
Pomeriggio
ore
6,
fino
a
Una
giornata
al
mare
di
Paolo
Conte.
Con
la
partecipazione,
peraltro
fortunata
(3°
posto)
al
Festival
di
Sanremo
del
1971,
in
coppia
con
Lucio
Dalla,
con
il
noto
e
bellissimo
brano
4
marzo
1943,
si
chiuse
sostanzialmente
la
carriera
del
gruppo,
superato
dalla
nuova
invasione
rock
e
progressive,
sul
versante
della
musica
influenzata
dagli
esempi
stranieri
e,
sul
fronte
interno,
dai
cantautori,
rimanendo
attivo
sino
ad
oggi
il
solo
Vandelli.
Maurizio
Vandelli
(chitarra
e
voce),
Franco
Ceccarelli
(chitarra),
Victor
Sogliani
(basso)
[per
un
periodo
sostituito
da
Romano
Morandi],
Alfio
Cantarella (batteria)
Giganti - DISCOGRAFIA SUCCESSI
Un
complesso
particolare,
forse
più
vicino
al
cabaret
dei
Gufi
che
al
beat,
anche
se
non
sono
mancate
all’inizio
le
solite
cover
scelte
nella
hit-parade
britannica.
Anche
il
look
era
più
da
studenti
o
intellettuali
con
la
barba,
che
da
classici
capelloni.
Il
loro
smash
hit
è
stato
infatti
Tema,
che
di
beat
aveva
ben
poco,
solo
il
fatto
di
essere
leggermente
ritmata.
Tutta
l’originalità
del
brano
era
nel
testo,
che
ricordava
e
citava
i
temi
di
italiano
a
scuola,
argomento,
ovviamente,
l’amore.
Il
personaggio
che
veniva
fuori
era
poi
il
batterista
del
gruppo,
Enrico
Maria
Papes,
dalla
voce
baritonale
oltre
che
dal
nome
altisonante
e
annunciato,
a
lui
la
conclusione
del
tema
e
il
ruolo
maggiormente
caratterizzante,
anche
se
non
era
il
cantante.
Al
Festival
di
San
Remo
del
1966
portarono
un
pezzo
vagamente
di
protesta,
Proposta
(“Mettete
dei
fiori
nei
vostri
cannoni”),
e
in
altri
brani
si
caratterizzarono
come
gruppo
che
diceva
la
sua
sui
fatti
del
mondo.Dopo
lo
scioglimento
alla
fine
degli
anni
’60
i
due
fratelli
Giacomo
“Mino”
De
Martino
e
Sergio
De
Martino
iniziarono
una
breve
carriera
in
duo,
come
“Mino
&
Sergio”.
Enrico
Maria
Papes
(batteria
e
voce),
Sergio
De
Martino
(basso
e
voce),
Francesco
Marsella
“Checco”
(tastiere
e
voce),
Giacomo
De
Martino
(chitarra
e
voce)
(da
destra a sinistra nella copertina di “Tema”). Marsella era subentrato a Paolo Vallone prima del periodo di maggiore successo del gruppo.
New Trolls - DISCOGRAFIA SUCCESSI
Nati
come
Trolls
a
Genova
nel
1966
per
iniziativa
di
Pino
Scarpettini
e
Vittorio
De
Scalzi,
agli
inizi
proponevano
un
beat
melodico
molto
semplice,
e
già
nel
1966
pubblicano
con
una
major
(La
voce
del
Padrone)
i
primi
due
singoli
(Dietro
la
nebbia
/
Questa
sera,
e
il
successivo
Cherish
/
Il
mondo
che
vuoi).
Già
nell’anno
successivo
il
cambio
di
nome
–
ora
e
definitivamente
New
Trolls
–
di
stile
e
di
formazione,
con
l’entrata
di
Nico
Di
Palo
e
l’abbandono
da
parte
di
Scarpettini.
Due
singoli
nel
1967
(Sensazioni
/
Prima
c’era
luce)
e
nel
1968
(Visioni
/
Io
ti
fermerò)
dal
buon
riscontro,
in
particolare
il
secondo,
presentato
al
Disco
per
l’estate
del
1968,
e
poi
lo
storico
album
Senza
orario
senza
bandiera
(1968),
considerato
il
primo
concept
album
italiano,
e
l’apripista
per
il
genere
rock
progressive
nel
nostro
paese.
Il
disco
era
sviluppato
sui
testi
del
poeta
Claudio
Mannerini,
adattati
nella
metrica
da
Fabrizio
De
Andrè,
e
conteneva
la
celebre
canzone
Signore,
io
sono
Irish.
All’affermazione
in
Italia
del
progressive
(particolarmente
amato
da
noi)
i
New
Trolls
daranno
poi
un
contributo
decisivo,
tre
anni
dopo,
con
il
celebre
album
Concerto
grosso
per
i
New
Trolls,
su
composizioni
in
stile
settecentesco
del
maestro
Luis
Bacalov,
nel
quale
il
gruppo
rock
con
strumenti
elettrici
prendeva
il
ruolo
del
gruppo
di
solisti
contrapposto
alla
orchestra,
la
formazione,
appunto,
del
“concerto
grosso”.
La
carriera
del
gruppo
è
continuata
negli
anni
a
venire
con
un
progressivo
spostamento
nel
genere
pop
e
numerose
collaborazioni,
ma
tra
le
canzoni
del
gruppo
genovese
non
si
può
non
ricordare
la
mitica
Una
miniera
del
1969
(ispirata
probabilmente
a
“La
cittadella”
di
Cronin
e
a
varie
tragedie
minerarie),
apoteosi
del
genere
epico
e
sentimental-scongiuratorio,
diventata
un
classico
intramontabile
anche
per
la
notevole
performance
vocale,
in
chiave
altissima,
di
Nico
Di
Palo.
Il
nome:
i
trolls
sono
personaggi
della
mitologia
nordica,
diventati
poi
un
termine
comune
nell’universo
Internet
per
indicare
i
disturbatori
intenzionali
di
forum
e
newsgroup.La
prima
formazione
come
Trolls
vedeva
Pino
Scarpettini
(tastiere),
Vittorio
De
Scalzi
(chitarra
e
voce),
Ugo
Guidi
(basso),
Giulio
Menin
(batteria)
e
Piero
Darini
(chitarra
e
voce)
e
in
seguito
Ricky
Tamarca.
Nella
successiva,
come
New
Trolls,
rimaneva
il
solo
De
Scalzi,
con
Nico
Di
Palo
(chitarra
e
voce),
Giorgio
D’Adamo
(basso),
Mauro
Chiarugi
(tastiere)
e
Gianni
Belleno
(batteria).
Negli
anni
successivi
il
gruppo
ha
subito
altri
cambi
di
formazione
attorno
al
nucleo
rappresentato
da
De
Scalzi e Di Palo.
N
omadi - DISCOGRAFIA SUCCESSI
La
voce
particolare
di
Augusto
Daolio
e
la
sincerità
di
fondo
del
gruppo
ha
accompagnato
tre
periodi.
Gli
esordi
risalgono
al
1963,
il
primo
disco
al
1965,
l’affermazione
come
complesso
beat,
più
protestatario
e
diretto
degli
altri,
al
1966.I
Nomadi
hanno
avuto
un
costante
seguito
da
parte
loro
fan,
ovviamente,
con
periodi
di
successo
e
altri
meno,
ma
sono
stati
sempre
in
grado
di
riempire
con
“il
popolo
dei
Nomadi”
i
loro
concerti,
sin
dalla
fine
degli
anni
’70.
Il
primo
disco
era
“Donna
la
prima
donna”
(una
cover
da
“Donna
The
Prima
Donna”
di
Dion
Di
Mucci
&
The
Belmonts,
1965,
un
gruppo
e
un
brano
tipicamente
doo-wop),
ma
già
il
loro
secondo
singolo,
e
primo
successo,
“Come
potete
giudicar”
(1966)
cover
piuttosto
libera
di
The
Revolution
Kind
di
Sonny
Bono,
era
un
incisivo
brano
di
protesta,
accolto
bene
al
Cantagiro
di
quell’anno.
Subito
dopo
è
iniziata
la
proficua
collaborazione
con
Francesco
Guccini,
come
noto
emiliano
(di
Modena)
come
alcuni
dei
Nomadi.
In
particolare,
ha
scritto
per
loro
“Noi
non
ci
saremo”,
un
brano
sulla
guerra
nucleare,
“Un
figlio
dei
fiori
non
pensa
al
domani”,
una
cover
con
parole
diverse
da
“Death
Of
A
Clown”
dei
Kinks,
e
soprattutto
il
grande
hit
del
loro
primo
periodo,
una
canzone
di
protesta
originale,
persino
vietata
dalla
RAI,
parliamo
ovviamente
di
Dio
è
morto
(1967)
sulle
contraddizioni
della
società
negli
anni
’60
forse
anche
di
oggi)
che
è
diventata
un
classico
senza
tempo.Dopo
questo
periodo,I
Nomadi
hanno
virato
la
loro
produzione
verso
canzoni
più
immediate,
la
controversa
Ho
difeso
il
mio
amore
(1968)
e,
nel
decennio
successivo,
proseguendo
con
il
loro
più
grande
successo
“Io
vagabondo”
(1971),
una
delle
poche
canzoni
che
più
o
meno
tutti
gli
italiani
cantano
quando
vogliono
cantare
insieme.
Nel
corso
di
questi
quaranta
(e
più)
anni,
alcuni
dei
componenti
originali
hanno
lasciato
il
gruppo,
e
purtroppo
anche
Augusto
Daolio
è
scomparso
nel
1992
a
causa
di
una
malattia
incurabile,
ma
il
tastierista
originale,
Beppe
Carletti,
è
rimasto
come
il punto focale dei “nomadi” fino ad oggi.
Pooh - DISCOGRAFIA SUCCESSI
Il
nome,
secondo
quanto
raccontavano
loro
(in
una
intervista
ad
una
rivista
giovanile
del
periodo),
era
nato
per
caso,
i
quattro
ragazzi
attorno
a
un
tavolo
e
uno
che
fa
la
canonica
domanda,
“Allora,
che
nome
ci
mettiamo?”,
e
la
risposta,
in
coro,
fu
“pooh?”.
Il
loro
primo
45
giri
fu
una
cover
della
celebre
“Keep
On
Running”,
dal
titolo
“Vieni
fuori”.
Il
brano
che
soprattutto
si
ricorda
di
quel
periodo
e’
Brennero
’66,
una
canzone
non
d’amore
ma
di
protesta,
e
su
un
tema
certo
inusuale,
gli
attentati
terroristici
perpetrati
in
quegli
anni
ai
danni
di
militari
italiani
dai
nazionalisti
altoatesini.
Il
secondo
grande
successo
che
si
ricorda
dei
Pooh
e’
però
già
fuori
dal
beat,
sia
musicalmente
che
come
ispirazione.
Si
tratta
ovviamente
di
Piccola
Katy,
in
classifica
nel
1968,
“la
canzone”
di
molti
adolescenti
dell’epoca.Poi
un
periodo
di
semi
oblio,
come
avvenne
per
molti
gruppi
e
cantanti
anni
’60
all’inizio
del
decennio
successivo,
un
decennio
in
cui
tutto,
nella
moda,
nella
musica
e
nel
costume,
doveva
essere
nuovo
e
non
visto
prima.
In
quel
periodo
si
verifica
anche
l’uscita
del
cantante
storico
del
gruppo,
Riccardo
Fogli,
con
motivazioni
sia
artistiche
sia
personali.
Fogli
infatti
lascia
la
moglie
Viola
Valentino
per
una
nuova
relazione
con
Patty
Pravo,
uscita
bene
dagli
anni
’60
ed
entrata
trionfalmente
negli
anni
’70
come
simbolo
di
una
(moderata)
trasgressione
e
libertà
dei
costumi.
Roby
Facchinetti
e
gli
altri
però
non
mollano,
il
cantante
Red
Canzian
prende
il
posto
di
Fogli
e
i
Pooh
consolidano
il
loro
successo
sulla
scia
del
brano
melodico,
celeberrimo,
Tanta
voglia
di
lei
(ancora
nell’era
Fogli,
del
1971),
che
era
stato
lanciato
da
Arbore
e
Boncompagni
nella
trasmissione
Alto
Gradimento
riportando
l’attenzione
su
di
loro.
I
quattro
Pooh
non
abbandoneranno
più
questo
nuovo
filone
pop,
melodico
ma
aperto
alle
novità
tecnologiche
e
alle
mode
musicali,
inanellando
per
tutti
gli
anni
’70
altri
grandi
successi
come
Io
e
te
per
altri
giorni
o
Dammi
solo
un
minuto,
raccogliendo
trionfi
da
stadio
negli
anni
’80 e il successo a San Remo negli anni ’90, in coppia con la grande cantante jazz Dee Dee Bridgewater (Uomini soli).
Le Orme - DISCOGRAFIA SUCCESSI
Assieme
ai
New
Trolls
sono
stati
gli
apripista
per
il
genere
rock
progressive
in
Italia,
nel
quale
hanno
colto
negli
anni
’70
grandi
successi
con
gli
album
Collage
(1971),
L’uomo
di
pezza
(1972),
Felona
e
Sorona
(1973),
vere
e
proprie
antologie
di
questo
genere,
tanto
amato
nel
nostro
paese.
La
storia
del
gruppo
inizia
però
negli
anni
’70
come
complesso
beat
di
tendenza
melodica
e
commerciale.
La
formazione
del
gruppo
risale
al
1966
a
Marghera
(Venezia)
attorno
al
chitarrista
Aldo
Tagliapietra,
in
una
classica
formazione
a
quattro,
con
la
incisione
del
primo
singolo
Fiori
e
colori
(1967),
proposto
in
seguito
anche
in
inglese
(Flowers
And
Colours).
Nell’anno
successivo,
con
una
line-up
in
parte
cambiata,
dopo
un
successivo
45
giri
(“Milano
1968”,
sul
retro
“Mita
Mita”
dedicato
all’allora
reginetta
del
Piper
Club
Mita
Medici),
il
loro
primo
singolo
di
grande
successo,
Senti
l’estate
che
torna,
presentato
alla
manifestazione
canora
“Un
disco
per
l’estate”,
che
già
individua
uno
stile
personale
e
riconoscibile
del
gruppo,
poi
confermato
dal
successivo
Irene
(1968),
proposto
anch’esso
in
lingua
per
il
mercato
inglese.
Già
dal
1968
il
gruppo,
ormai
stabilmente
nella
struttura
del
trio,
si
avvia
sulla
strada
degli
album
concept
con
il
primo
LP
Ad
Gloriam,
che
già
introduce
in
parte
una
struttura
unitaria
per
legare
le
canzoni.
Le
Orme
sono
arrivate
alla
formazione
definitiva
in
trio,
composta
da
Aldo
Tagliapietra
(basso
e
voce),
Tony
Pagliuca
(tastiere)
e
Michi
Dei
Rossi
(batteria)
attraverso
una
serie
di
cambi
di
formazione
tra
il
1966
e
il
1969.
Nel
1966
i
componenti
del
gruppo
erano,
oltre
a
Tagliapietra,
Nino
Smeraldi
(chitarra),
Claudio
Galietti
(chitarra
e
basso)
e
Marino
Rebeschini
(batteria).
Già
nel
1966
Rebeschini
era
stato
sostituito
da
Dei
Rossi.
Nel
1968
si
aggiunse
alla
formazione,
ora
a
5
(vedi
la
copertina
del
singolo
“Milano
68”
riportata
sopra),
Tony
Pagliuca
proveniente
dallo
stesso
gruppo
di
Dei
Rossi,
gli
Hopopi.
Nel
corso
del
1969
l’abbandono
in
fasi
successive
degli altri due e la formazione definitiva, con Tagliapietra passato al basso e quindi un sound più orientato alle tastiere.
1961
1962
1963
Il
cielo
in
una
stanza
è
un
brano
musicale
composto
dal
cantautore
Gino
Paoli,
pubblicato
la
prima
volta
nel
1960
per
l'interpretazione
di
Mina
nel
45
giri
Il
cielo
in
una
stanza/La
notte
e
nell'omonimo
album.
Nello
stesso
anno,
ma
successivamente,
fu
pubblicato
anche
dal
suo
autore sul singolo Il cielo in una stanza/Però ti voglio bene.
Legata
a
un
granello
di
sabbia
è
un
brano
scritto
da
Nico
Fidenco
e
Gianni
Marchetti.
Il
brano
è
stato
incluso
nell'album
di
debutto
eponimo
di
Nico
Fidenco.
Del
brano
è
stata
fatta
anche
una
versione
in
inglese
intitolata
A
Little
Grain
of
Sand
ed
incisa
su
45
giri
dallo
stesso
Nico
Fidenco.
Sempre
nel
1961,
il
brano
è
stato
inciso
anche
da
John
Foster,
in
un
singolo
che
conteneva
nel
lato
A
Nell'ombra.
Vari
artisti
hanno
successivamente
inciso
una
cover
del
brano.
Il
brano
era
stato
proposto
alla
commissione
esaminatrice
del
Festival
di
Sanremo
1961,
che
ha
scelto
di
non
ammetterlo
alla
gara,
in
quanto
ha
ritenuto
che
le
caratteristiche
del
brano
non
collimavano
con
quelle
che
avevano
reso
popolare
la
manifestazione
canora.In
seguito
Fidenco
era
tornato
nello
studio
di
registrazione
e,
sotto
la
guida
di
Vincenzo
Micocci,
aveva
inciso
tre
versioni,
fra
le
quali
è
stata
scelta
per
il
disco
quella
registrata
per
prima.Il
brano
è
stato
quindi
messo
in
commercio
in
vista
della
stagione
estiva,
inaugurando
cos
il
cosiddetto
"filone
estivo"
italiano.Nel
1968,
Nico
Fidenco
ripresentò
il
brano
nell'edizione
di
quell'anno
di
Canzonissima.
Cuando
calienta
el
sol
è
una
canzone
la
cui
composizione
è
accreditata
al
nicaraguense
Rafael
Gaston
Perez,
al
cubano
Mario
Rigual
e
all'argentino
Carlos
Albert
Martinoli,
fu
pubblicata
nel
1961,
dal
gruppo
cubano
Los
Hermanos
Rigual
ed
è
il
loro
cavallo
di
battaglia.
Il
brano
riscosse
un
enorme
successo
a
livello
internazionale
e,
negli
anni
seguenti,
furono
realizzate
numerose
versioni
da
diversi
artisti.
Fra
questi
Javier
Sols,
Vikki
Carr,
Steve
Allen,
Anacani,
Luis
Miguel
ed
il
cantante
belga
Helmut
Lotti
e
Trini
Lopez,
che
aveva
favorito
al
trio
l'ingresso
nel
mercato
discografico
europeo,
in
particolare
in
Portogallo,
Spagna
e
Italia.
Un
contributo
determinante
del
successo
europeo
era
stato
quello
della
versione
originale
in
spagnolo
del
gruppo
italiano
Los
Marcellos Ferial.
Senza
fine
è
un
brano
musicale
scritto
da
Gino
Paoli,
che
era
rimasto
colpito
dalle
grandi
mani
della
cantante
Ornella
Vanoni
e
che,
poco
tempo
dopo,
incise
una
sua
versione
della
canzone
nel
45
giri
Gli
innamorati
sono
sempre
soli/Senza
fine.
La
Ricordi
aveva
intenzione
di
cambiare
l'immagine
della
Vanoni
da
"cantante
della
mala"
a
"cantante
sexy"
e
Senza
fine
fu
il
primo
brano
di
questo
nuovo
corso.
Due
mesi
dopo la canzone venne inserita nell'album Ornella Vanoni.
Senza
fine
venne
inserita
nella
colonna
sonora
del
film
Il
volo
della
fenice
di
Robert
Aldrich,
solo
per
l'Italia
nella
versione
della
Vanoni
(al
verso
fu
pubblicata
quella
cantata
da
Connie
Francis,
e
per
l'occasione
questo disco fu pubblicato con una nuova copertina.
Io
che
amo
solo
te
in
un'epoca
in
cui
il
grosso
delle
vendite
veniva
da
45
giri
dal
ritmo
brillante
e
dalla
melodia
orecchiabile,
il
giovane
cantautore
Sergio
Endrigo
ebbe
il
coraggio
di
proporre
alla
sua
casa
discografica
un
brano
malinconico
ed
elegante,
che
contro
ogni
previsione esordì in classifica.
Fatti
mandare
dalla
mamma
brano
cantato
da
Gianni
Morandi
e
composto
per
la
parte
musicale
da
Luis
Enriquez,
e
testo
da
Franco
Migliacci
ed
editi
dalle
edizioni
musicali
RCA.
È
stato
il
46°
singolo
più
venduto
del
1963,
raggiungendo
il
terzo
posto
come
posizione
massima
settimanale.Nel
1964
Morandi
cantò
la
versione
in
castigliano
intitolata
Busca
una
excusa
per
il
mercato
spagnolo,
testo
di
Martinez,
(RCA
Victor,
3-20857),
inserita
nella
compilation
Italia
canta
en
español
(RCA
Victor,
lpc-52-979),
pubblicata
in
Colombia.
Una
versione
in
dialetto
bolognese
intitolata
Fat
mandèr
da
to
mama
a
tor
dal
lat
venne
incisa
da
Andrea
Mingardi,
con
la
partecipazione
dello
stesso
Morandi.
Il
brano,
riarrangiato
in
stile
reggae,
è
stato
incluso
nell'album
Ciao
Ràgaz.
Nel
2023
per
i
60
anni
del
brano
è
stata
pubblicata
in
una
nuova
versione
dallo
stesso
Gianni
Morandi
in
duetto
con
Sangiovanni
con
il
titolo
Fatti
rimandare dalla mamma a prendere il latte.
Città
vuota
È
la
versione
italiana
di
It's
a
Lonely
Town,
successo
internazionale
di
Gene
McDaniels.
Segna
il
ritorno
di
Mina
in
televisione,
dopo
un
anno
di
ostracismo
da
parte
della
RAI
per
le
note
vicende
familiari.
E'
diventata
una
delle
canzoni-simbolo
dell'Italia
anni
sessanta,
nonché
un
classico
del
repertorio
dell'artista.
La
cover
sembra
studiata
per
esaltare
le
caratteristiche
peculiari
della
voce
di
Mina,
la
melodia
si
alza
progressivamente
verso
toni
sempre
più
acuti
raggiungendo
il
culmine
nell'inciso,
con
un
arrangiamento
semplice
che
segue
un
percorso armonico standard altrimenti fin troppo lineare.
Sapore
di
sale
rappresenta
non
solo
il
maggiore
successo
di
Gino
Paoli,
ma
anche
uno
degli
evergreen
della
musica
italiana.
Il
brano
partecipò
anche
al
Cantagiro
1963.
Nella
registrazione
del
disco
l'orchestra
era
diretta
da
Ennio
Morricone
che
ne
ha
curato
l'arrangiamento.
Come
raccontato
dallo
stesso
Paoli,
Sapore
di
sale
era
nata
a
Capo
d'Orlando,
dove
l'autore
si
trovava
per
tenere
dei
concerti
in
un
locale
con
il
suo
gruppo.
Il
testo
descrive
una
tipica
giornata
di
vacanza
al
mare,
in
cui
l'uomo
se
ne
sta
a
prendere
il
sole
in
spiaggia,
mentre
la
sua
compagna
si
tuffa
in
acqua
per
poi
uscire
e
sdraiarsi
vicino
a
lui,
e
dove
i
giorni
trascorrono
pigramente,
differenziandosi
totalmente
dal
"mondo
reale",
fino a quando non arriverà la fine della vacanza.
Come
te
non
c’è
nessuno.
Nota
come
la
Zanzara
di
Torino,
Rita
Pavone
fu
soprannominata
anche
Pel
di
carota
per
via
del
colore
rosso
della
sua
capigliatura.
Il
brano
è
il
suo
secondo
disco
di
successo
che
le
consentì
il
primo
posto
nella
classifica
delle
vendite
per
tanto
tempo,
tanto da farne il 45 giri più venduto del 1963.
Roberta
è
uno
dei
brani
più
famosi
in
assoluto
del
cantante
caprese,
dedicato
alla
sua
prima
moglie,
la
modella
Roberta
Stoppa.
Inizialmente
intitolata
Lo
sai,
la
canzone
prende
il
titolo
successivo
da
un'idea
dello
stesso
cantante,
che
decide
di
dedicarla
alla
consorte,
inserendo
il
suo
nome
all'interno
dei
versi.
Il
brano
viene
eseguito
ancora
oggi
da
Di
Capri, e negli anni a venire è stato più volte re-inciso.
1960
Gino Paoli
Quando
si
parla
dei
“favolosi
anni
‘60”,
per
la
gran
parte
delle
volte
ci
si
sofferma
sui
grandi
sconvolgimenti
sociali
che
ebbero
luogo
negli
Stati
Uniti
e
sulle
rivoluzioni
in
campo
culturale
che
stavano
avvenendo
nella
Swinging
London.
Molto
di
rado,
però,
i
testi
di
storia
si
soffermano
sul
periodo
d’oro
che
visse
il
Belpaese
nel
corso
di
quel
decennio:
sì,
ci
riferiamo
all’Italia
del
cosiddetto
“boom
economico”.
Nel
giro
di
pochi
anni,
infatti,
anche
il
nostro
amato
Stivale
–
proprio
come
in
America
e
in
Gran
Bretagna
–
visse
un
periodo
di
profondi
cambiamenti
sotto
ogni
aspetto
della
vita
quotidiana:
grazie
al
florido
momento
dell’economia,
anche
l’arte,
la
musica
e
la
cultura
in
senso
generale
ne
giovarono
La
novità
che
caratterizzò
gli
anni
60
e
70
furono
le
band
che
in
questi
anni
venivano
chiamati
«complessi»
e
che
hanno
fatto
la
storia
della
musica
italiana
soprattutto
per
il
loro
abbigliamento,
i
capelli
lunghi
e
le
moto
di
grossa
cilindrata.
Di
seguito
potrai attingere qualche informazione sui gruppi musicali alias complessi più in voga in quegli anni: